Quando un corridore rispetta gli appuntamenti e' vicino a sentirsi un campione. Sta succedendo in
questi giorni a Michele Bartoli. Il toscano della Mg - Technogym eraandato al Giro del Mediterraneo per vincere la tappa del Mont Faron ed aveva centrato il colpo. Ieri cercava conferme nel
Laigueglia ed ha vinto con autorevolezza. La classe di Michelino Bartoli e' nota da tempo. Ora il ventiseienne toscano sta trovando anche la consapevolezza nelle sue grandi possibilita'. Dal
"Mediterraneo", Bartoli era rientrato con il dente avvelenato perche' a Marsiglia aveva sfiorato il bis di tappa ed il conseguente successo in classifica. "Sto meglio di quanto pensassi,
questa e' la consolazione", aveva detto. Ieri si e' riscattato, dominando la corsa con intelligenza tattica. Il Trofeo
Laigueglia ha sonnecchiato per la prima meta' gara. Soltanto una caduta a centro gruppo, senza conseguenze, ha suonato la sveglia. Prima del secondo passaggio dal Testico hanno provato ad
anticipare i tempi Francesco Frattini, Gualdi, Rich e Cembali. Sulla salita si e' accesa la corsa. Della Santa, Francesco Casagrande e Bartoli hanno forzato i tempi mandando il gruppo in mille
pezzi. Allo scollinamentosi e' formato un gruppetto di dieci corridori: Della Santa, Bartoli, Casagrande, Zberg, Massi, Borgheresi, Noe', Frattini, Coppolillo ed il giovane Celestino. Il gruppo,
tirato dai corridori della Scrigno - Gaerne e della Brescialat, e' passato in cima con oltre un minuto, un ritardo che e' poi sempre aumentato. Della Santa, Borgheresi e Zberg, i tre "canarini"
della Mercatone Uno di Marco Pantani (a sentire i suoi compagni di squadra sarebbe stato in prima linea...), hanno assunto la responsabilita' della fuga. Decisiva anche la collaborazione di
Coppolillo, che si e' sacrificato per Bartoli. Sull'erta di Crocetta di Moglio, il plotoncino si e' scremato. Coppolillo, Noe' e Borgheresi si sono rialzati sotto gli scatti di Massi e Della
Santa, ai quali ha risposto Bartoli con sicurezza. Nei saliscendi finali hanno provato ancora Casagrande, Massi e Celestino (raggiunto ai 300 metri), ma Bartoli ha chiuso la porta in faccia tutti
prima di lanciare, indisturbato, il suo sprint ai 200 metri. C'e' stato match solo con Frattini, ma il varesino gli e' arrivato alla ruota posteriore quando Bartoli aveva gia' il pugno destro in
cielo. Bartoli e' stato premiato da Gian Carlo Ceruti, il neo presidente federale alla prima uscita ufficiale, ha ricevuto l'abbraccio di Alfredo Martini, l'ammiraglio azzurro che proprio ieri
festeggiava i 76 anni, e quello della moglie Alessandra. "Voglio dedicare questo successo a Diego Pellegrini e Fabio Casartelli, due ragazzi che sono morti per la passione del ciclismo - ha detto
Michele -. Erano miei amici, hanno corso con me e mi capita spesso di pensare a loro. Ma vorrei anche ringraziare la mia squadra: Coppollillo, in particolare, e'
stato davvero grande. Allo sprint mi sono sentito sicuro". Un italiano non vinceva il Laigueglia da otto anni (Gavazzi nell'89). Non sarebbe elegante ricordare a Bartoli, che una tradizione
negativa lega il vincitore del Laigueglia alla Sanremo, ma c'e' un precedente interessante. Nel 1970 un altro Michele, Dancelli, vinse la classica d'apertura del ciclismo italiano e poi trionfo'
a Sanremo.
"Sono contento di avere vinto il Laigueglia, perche' la classica d'apertura resta una corsa affascinante - ha commentato Bartoli -. Ora mi concedero' dieci giorni di recupero. Poi faro' Etna,
Pantalica e Tirreno - Adriatico prima della Milano - Sanremo, il mio primo grande obiettivo. E questa volta non staro' ad aspettare il Poggio. Chissa' che non sia davvero l'anno buono..."