21 febbraio 1965 - 2° edizione

La copertina del libretto corsa. Notare presenza della Fondazione "premio il bastione"
La copertina del libretto corsa. Notare presenza della Fondazione "premio il bastione"

Altimetria.

Planimetria.

Percorso leggermente più lungo con 2 passaggi sul Testico
Percorso leggermente più lungo con 2 passaggi sul Testico

Cronotabella.

Le squadre iscritte con relative maglie, a cura di D.Schamps.

Inoltre risultano iscritte la squadre della Libertas Lazio oltre ad una decina di corridori non accasati.

Foto courtesy: Archivio AVL, la partenza della seconda edizione del Trofeo Laigueglia dal mitico traguardo di Corso Badarò.
Foto courtesy: Archivio AVL, la partenza della seconda edizione del Trofeo Laigueglia dal mitico traguardo di Corso Badarò.

Elenco iscritti.

N.b.: 52 STABLINSKI 53 Graczyk 55 Den Hertog 58 Hoevenaers 60 Weber 66 Baumgartner 67 Pfenninger (Louis) 71 Bocklant 76 Nolmans 78 Boucquet 101 De Boever 109 Vendemiati
N.b.: 52 STABLINSKI 53 Graczyk 55 Den Hertog 58 Hoevenaers 60 Weber 66 Baumgartner 67 Pfenninger (Louis) 71 Bocklant 76 Nolmans 78 Boucquet 101 De Boever 109 Vendemiati
L'arrivo vittorioso di Marino Vigna a mani alzate davanti a Galbo e Taccone.                                              Courtesy Foto Ciccio Archivio TLS
L'arrivo vittorioso di Marino Vigna a mani alzate davanti a Galbo e Taccone. Courtesy Foto Ciccio Archivio TLS

Cronaca della corsa.

Tutti gli assi nel gruppo di testa Il chierese Galbo al secondo posto.

 

Tutti gli assi nel gruppo di testa Il chierese Galbo al secondo posto Bialetti ha dato il via all'episodio decisivo.

Tutti gli assi nel gruppo di testa. Il chierese Galbo al secondo posto. Molti attacchi portati inutilmente nella prima parte della corsa - Dopo 120 chilometri la fuga buona. Ànquetil sbaglia la volata, e Vigna infila tutti i compagni con uno sprint irresistibile, anche Adorni, Taccone, Poulidor e Venturelli nel gruppo di testa.

DAL NOSTRO INVIATO Laigueglia, lunedì mattina. Questa è una stagione buona per i ciclisti italiani, anche ieri, sul traguardo di Laigueglia, ha vinto uno dei nostri: Marino Vigna. Il ragazzo ha ventisei anni, è milanese puro sangue nato nel rione Certosa, e ha imparato i primi segreti dello sport della bicicletta sulla pista del Vigorelli. Ancora dilettante, è diventato cavaliere della Repubblica per avere vinto, con Arienti, Testa e Valletto, il titolo olimpionico dell'inseguimento a squadre. Poi, passato nei ranghi dei professionisti, ha avuto un rendimento alterno, periodi di grigiore rotti qua e là dalla gioia d'un successo. Ogni anno, qualche affermazione: nel '64 la ruota di Vigna è sfrecciata per prima a Varese (nella Tre Valli Varesine), a Camucia (in una prova del Trofeo Cougnet), in Romandia (in una tappa di quel Giro). E stavolta il giovanotto, trasferitosi nei ranghi della Ignis agli ordini del direttore sportivo Baldini, ha deciso di anticipare i tempi, si è presentato a Laigueglia fresco della forma della recente Sei Giorni milanese e ha vinto in modo netto, umiliando con una bruciante volata le speranze dei suoi tredici compagni di fuga. Un successo che ha la sua Importanza diciamolo subito. Perché questo « gran premio », anche se disputato nel mese di febbraio, quando cioè la preparazione in genere è acerba, è stata corsa combattuta sul serio, con i ciclisti di nome a testa bassa nella mischia, tanto è vero che, nel plotone di testa, figurano Ànquetil, Poulidor, Adorni e Taccone, evidentemente già a buon punto d'allenamento. Vi erano da compiere soltanto 159 chilometri e la distanza relativamente breve ha invogliato alla «bagarre»: nessuno si è tirato indietro e, dei «grandi», solo Cribiori, Durante, Dancelii, Balmamion e Zilioli sono giunti intruppati nel gruppo che ha lamentato un ritardo di poco superiore al minuto. Cribiori e Durante non potevano certo inseguire, poiché in testa pedalava Vigna, loro compagno di squadra, giustamente reputato per le sue doti di velocista; Dancelli non ha gradito il viaggio effettuato durante la settimana in fretta e furia a Roma; Balmamion si preoccupa dei Giri e non di queste corse d'inizio; per quanto infine riguarda Zilioli, altro non c'è da aggiungere a quanto s'era detto alla vigilia. Italo ancora risente di una leggera bronchite. Ha pedalato con notevole disinvoltura fino all'episodio finale, poi ha un po' sofferto. E ha fatto bene a non spremere inutilmente un fisico in non perfette condizioni. Abbiamo accennato all'episodio centrale. E' nato intorno al 120" chilometro e, sino a quel momento, i vari tentativi, brevi ma intensi, erano serviti a tenere alta la media, non certo, a chiarire la fisionomia della competizione sulle strade che si tormentavano in salite abbastanza secche e in discese strette e tortuose, con fugaci apparizioni sulla via Aurelia, parecchi concorrenti avevano messo il naso alla finestra, tentando l'azione di sorpresa: erano stati sempre i più in forma ad attaccare (in prima linea i gialli della Ignis reduci dal Giro dell'Andalusia), ma la risposta degli avversari era suonata pronta ed efficace. Botte e risposte a tambur battente: con il risultato pratico di lasciare le cose come stavano, il gruppo magari si rompeva in cento schermaglie, ma tornava quasi subito compatto. Così fino al 120 chilometro. C'era un tratto di piano, e Bailetti giocò la sua carta con quello slancio che per lui è abitudine. Pigiando sui pedali, il portacolori del gruppo Piemonte (ma fin quando resteranno anonime le maglie della compagine di Zilioli e di Balmamion?) conquistò un vantaggio oscillante sui 20"; poi la corsa prese ad arrampicarsi sulle rampe di San Damiano e dal plotone Poulidor e Venturelli (un Venturelli irriconoscibile, magro, tirato, che promette perfino di avere finalmente messo testa a partito) scattarono alla riscossa, trascinandosi nella scia Galbo, Fontona, Aldo Moser, Ànquetil, Blanc, Adorni, Peretti, Vicentini e Quesne. Bailetti — è storia vecchia — non ama le salite: lo presero e lo staccarono, il buon Toni fu acciuffato anche dal grosso che aveva un ritardo d'una ventina di secondi. Mancavano sì e no 25 chilometri all'arrivo, gli atleti al comando spingevano a fondo e, alle loro spalle, soltanto Vigna, Zancanaro e Taccone riuscirono a districarsi, coronando in breve un forsennato inseguimento. Erano così in quattordici, in testa, e c'erano uomini decisi al successo, ciascuno, dal più al meno, aveva interesse ad accettare il gioco e l'accordo venne presto trovato. Discesa, molte curve. La via Aurelia, lo strappo di Capo Mele. Galbo, l'ex panettiere di Chieri, diede uno sguardo ai suoi compagni di avventura, forse indovinò qua e là la smorfia della stanchezza e scatenò allora l'offensiva. Staccò tutti, rimase solo per cinquecento metri, con un vantaggio lieve. Troppo lieve, anzi: bastò infatti un rabbioso allungo di Poulidor perché la pattuglia tornasse a ranghi compatti. Soluzione in volata, quindi. Partì da lontano Ànquetil, dalle tribunette vedemmo la sua maglia biancoazzurra guidare nettamente la fila, quindi alla sua altezza si portò Galbo, che passò a sua volta al comando fino ai duecento metri dallo striscione. Ma si fece luce Vigna. E il milanese mise a profitto le sue doti naturali di «sprinter», mulinò vorticosamente le sue gambe secche e nervose, nessuno fu cosi bravo da resistergli. Vigna trionfò con il sorriso sulle labbra, dietro di lui vennero il bravissimo Galbo, Taccone, Fontona, Moser, Blanc, Ànquetil, Adorni, Peretti, Venturelli, Zancanaro, Vicentini, Poulidor e Quesne. A 1' e 8" piombò il grosso e Cribiori dominò la limpida volata. Proprio Cribiori nemmeno a farlo apposta, il compagno di coppia di Vigna nella Sei Giorni, con un'allegra ideale strizzata d'occhi a chi sostiene che le Sei Giorni fanno male. I corridori scomparvero subito nei vicini alberghi. Parlammo un attimo con Zilioli, che disse: «Respiravo male». Poi ci capitò accanto Zancanaro che si lamentò dei crampi alle gambe. All'hotel incontrammo Anquetil, che s'era già cambiato a tempo record, pronto a riprendere la via di casa. « Peccato — sussurrò Ànquetil — mi ha ingannato uno striscione. Ho creduto fosse quello dell'arrivo ed invece mancavano ancora quattrocento metri. Ho fatto una volata a vuoto... ». Jacques parlava a voce bassa, sembrava raccontasse un episodio capitato a un altro. Non volle però trarre in errore: « Avrei perso lo stesso — fu il suo saluto — e state sicuri, il 1965 in bicicletta è un anno fatto per gli italiani ». Motta, che ieri dopo parecchi dubbi ha preferito rinunciare alla gara, in coppia con Van Steenbergen ha vinto la Sei Giorni di Milano, la Ignis ha conquistato il primo posto in tre tappe del Giro dell'Andalusia, Dancelii ha trionfato nel Gran Premio di Cannes, Longo ha vestito la maglia iridata di campione del mondo di ciclocross, Vigna infine s'è impostato ieri a Laigueglia: che ne direste, se avesse ragione Ànquetil?

Gigi Boccacini 1) Vigna. 159 km. in ore 4 e 20', media 36,561; 2) Galbo; 3) Taccone; 4) Fontona; 5) Aldo Moser; 6) Blanc; 7) Ànquetil; 8) Adorni; 9) Peretti; 10) Venturelli; 11) Zancanaro; 12) Vicentini; 13) Poulidor; 14) Quesne, con il tempo di Vigna; 15) Cribiori a l'8"; 16) Zandegù; 17) Pambianco; 18) Macchi; 19) Dancelii; 20) ruminato; 21) Bariviera; 22) Bailetti e altri diciotto corridori, tra cui Zilioli, Balmamion, Fassucllo, Vigna taglia vittorioso il traguardo.

 

StampaSera 22/02/1965 - numero 44 pagina 11 Archivio storico La Stampa


M.Vigna su di un podio improvvisato riceve i fiori tra la folla. Foto TLS
M.Vigna su di un podio improvvisato riceve i fiori tra la folla. Foto TLS
Vigna riceve dalla moglie del Sindaco Giuliano il trofeo Bastione d'oro.
Vigna riceve dalla moglie del Sindaco Giuliano il trofeo Bastione d'oro.

Marino Vigna subito dopo il traguardo viene attorniato da fotografi e giornalisti. Foto courtesy: Archivio TLS
Marino Vigna subito dopo il traguardo viene attorniato da fotografi e giornalisti. Foto courtesy: Archivio TLS

Ordine d'arrivo

Ordine d’arrivo:
1° MARINO VIGNA (Ignis) Km 158 in 4h20', alla media di 36.561 kmh;2° Luciano Galbo (Sanson); 3° Vito Taccone (Salvarani); 4° Renzo Fontona (Ignis); 5° Aldo Moser (Maino); 6° Francis Blanc (Sui-Salvarani); 7° Jacques Anquetil (Fra-Ford France); 8° Vittorio Adorni (Salvarani); 9° Bruno Peretti (Legnano); 10° Romeo Venturelli (Bianchi-Mobylette); 11° Giorgio Zancanaro (Maino); 12° Flaviano Vicentini (Ignis); 13° Raymond Poulidor (Fra-Mercier BP); 14° Jean-Louis Quesne (Fra-Ford France); 15° Franco Cribiori (Ignis) a 1'08"; 16° Dino Zandegù (Bianchi Mobylette); 17° Arnaldo Pambianco (Salvarani); 18° Gianpiero Macchi (Ignis); 19° Michele Dancelli (Molteni); 20° Bruno Fantinato (Salvarani). Partiti 93, arrivati 59.

Rassegna stampa

Dall'archivio storico on-line de "La Stampa".

Rassegna stampa: ns. collezione privata TLS.